La costruzione del Rifugio Sapienza iniziò per mano dello Stato negli anni che precedettero la Seconda guerra mondiale. L’obiettivo era quello di creare una struttura per le Milizie Volontarie da utilizzare come base logistica per le esercitazioni in vista dei “Giochi Littoriali”. Lo scoppio del conflitto bloccò i lavori di costruzione ma con l’avvento della democrazia gli edifici furono ceduti agli enti culturali, sportivi e associativi della nuova Repubblica. La Sezione Etna del Club Alpino Italiano (C.A.I.) acquistò l’immobile e il terreno circostante per 84.000 lire.

Nel 1946, servirono un milione e mezzo di lire, raccolte tra i Soci e il contributo di Domenico Sapienza per avviare la ristrutturazione e il conseguente ampliamento previsto dal progetto degli ingegneri Oliviero Scuto e Alfio Amantia. Una volta completato, il Rifugio fu intitolato alla memoria di Giovannino Sapienza, appassionato alpinista, dirigente della Sezione, caduto durante il conflitto.

La struttura passò così da 42 a 100 posti letto, e si dotò di una grande sala ristorante capace di accogliere 200 ospiti. Fu così che dagli anni Sessanta divenne la prima struttura della zona a disposizione della fruizione turistica e dell’attività alpinistica sull’Etna.

Le successive migliorie, l’adeguamento alle nuove normative, portarono il Rifugio Sapienza a un alto livello di comfort e ospitalità che oggi ha raggiunto il suo apice.

Nonostante l’intensa attività vulcanica abbia messo a dura prova più volte la sua stessa esistenza, negli anni il Rifugio è riuscito a resistere a molte colate come quella del 9 aprile del 1983, quando la lava circondò l’edificio distruggendo “Il Caminetto”, una struttura adiacente riservata ai Soci, o alle successive del 2001 e del 2002. Quest’ultima, in particolare venne bloccata dal tempestivo intervento degli uomini e dei mezzi della Protezione Civile, che insieme ai genieri dell’Esercito Italiano e ai volontari del C.A.I. riuscirono ad arginare il corso della lava salvando ancora una volta la struttura.